Pilates World!!i miei corsi di Pilates a Palermo!







Mi potete trovare a Palermo:

Lun-Mer-Ven ore 11 : Palestra World Gym, via Pigafetta 11;

Martedi-Giovedi ore 11: Palestra World Gym, via Pigafetta 11


Mer-Ven ore 16:45 e 17:45: Palestra del Dopolavoro Ferroviario, via Pecoraro 2;
Lun-Mer-Ven ore 18 :Palestra Base Club, via Abruzzi 17;
Lun-Mer-Ven ore 19: Palestra Body Star, viale Piemonte 66;
Mar-Gio ore 18 : Palestra del Dopolavoro Ferroviario, via Pecoraro (Stazione Notarbartolo)

....PILATES WORLD!!!!







Integratori vitaminici: servono per le competizioni?




Le ricerche effettuate negli ultimi 40 anni non sostengono l'idea che l'uso degli integratori vitaminici siano d'aiuto alla prestazione o migliorino l'abilità nell'allenarsi duramente. Infatti, quando l'introito vitaminico raggiunge i livelli raccomandati, gli integratori non migliorano le prestazioni fisiche nè aumentano necessariamente i livelli di questi micronutrienti nel sangue.

Tali risultati comunque sono oscurati dalle testimonianze di atleti e allenatori che attribuiscono i loro successi a certi piani nutrizionali che comprendono particolari integratori vitaminici.

Molte vitamine servono come componenti o precursori di coenzimi che regolano il metabolismo energetico: in particolare le vitamine del gruppo B svolgono un ruolo fondamentale come coenzimi in importanti reazioni che generano energia durante il metabolismo di carboidrati, grassi e proteine. Esse contribuiscono anche alla sintesi dell'emoglobina e alla produzione di globuli rossi nel sangue.

L'uso degli integratori di vitamina B6 (cofattore essenziale per il metabolismo del glicogeno e degli aminoacidi) non ha favorito, in un recente studio, il metabolismo da parte di donne impegnate in un intenso lavoro aerobico. Infatti, dati recenti indicano che il livello vitaminico degli atleti è uguale a quello standard della popolazione, e con l'esercizio strenuo, non scende a un livello tale da esigere un integratore.

Oltre al gruppo del complesso B, nessun vantaggio riguardante l'esercizio esiste per le vitamine C ed E.

Per esempio, la vitamina C serve come fattore per la sintesi di collagene e dell'ormone surrenale norepinefrina. L'uso di integratore non produce effetti sulla prestazione di endurance e il suo livello di concentrazione in atleti ben allenati non cambia rispetto a quello dei soggetti di controllo non allenati, nonostante le differenze del livello di attività fisica quotidiana.

Nessun dato scientifico, infine, prova che la vitamina E, consumata in eccesso rispetto all'rda, rechi benefici riguardanti potenza, funzioni circolatorie, o metabolismo energetico.

Quindi, la supplementazione costante con alti livelli di vitamine in individui ben nutriti e sani, non porta benefici riguardo a salute, forza muscolare e resa atletica.


Fonti:

"Alimentazione nello sport" , W. McArdle

"Gli integratori alimentari oggi", B. Scarpa

L'importanza del piede nella valutazione posturale



Il recettore podalico è, assieme all'occhio, un recettore fondamentale del sistema posturale.

Possiamo certamente affermare che a livello posturale, una deformazione o una asimmetria qualsiasi a livello del piede andrà a ripercuotersi a monte, così come un problema al bacino o agli arti inferiori provocherà un adattamento a valle nel piede: esso si adatterà sempre per riarmonizzare l'appoggio.
Un esame posturale non può essere dissociato quindi da un accurato esame podalico.

Sul piano posturale avremo:
*Un piede "causativo" che è responsabile dello squilibrio posturale; dal momento in cui si instaura uno squilibrio nel piede, anche di lieve entità, inerente la sua mobilità o il suo appoggio, ritroveremo uno squilibrio posturale nella parte alta del corpo. Il piede causativo può essere congenito o acquisito.
*Un piede "adattativo" che si è adattato ad uno squilibrio proveniente dall'alto; sotto l'influenza di altri recettori, il piede si adatta per correggere la causa primaria dell'alterazione posturale.
*Un piede "misto" che associa un fattore causativo ed uno adattivo.






Relazione tra l'angolo del quadricipite (Q-angle) e dolore rotuleo


Il Q-angle è formato dall'intersezione di due linee, una che unisce la spina iliaca antero superiore e il centro della rotula (che rappresenta il vettore di forza del quadricipite femorale),e l'altra che va dal centro della rotula alla tuberosità tibiale anteriore (che rappresenta l'asse anatomico della rotula). Se il Q-angle supera i 10° nell'uomo e i 15° nella donna è più facile che si determini un'iperpressione rotulea e quindi una disfunzione. L'aumento dell'angolo Q può dipendere da diversi fattori anatomici come un'aumentata antiversione femorale, un'aumentata torsione esterna della tibia, una lateralizzazione della tuberosità tibiale anteriore.


Un aumento dell Q-angle comporterebbe un aumento del valgismo del ginocchio che sarebbe a sua volta causa di uno spostamento laterale della rotula.

Aumentando o diminuendo il valore teorico ideale del Q-angle, l'area di contatto della rotula rimane approssimativamente la stessa, ma il problema sta nel fatto che la modificazione comporta un anomalo modello di carico a livello della cartilagine articolare.

Una sua diminuzione invece, determinerebbe un aumento della forza di compressione sul compartimento mediale tibio-femorale, attraverso un aumento dell'orientamento in varo dell'articolazione del ginocchio, e progressivo danno al compartimento articolare mediale.


Ricordiamoci inoltre, che la cartilagine articolare, in senso generale, mostra una marcata sofferenza meccanica nel caso di sport di endurance, o nel caso di sforzi di breve intensità prolungati nel tempo (Ferret, 2006). Per questa ragione è opportuno un programma conservativo su più sedute giornaliere di breve durata, invece di una sola seduta prolungata.


Ovviamente altri fattori, oltre all'aumento del Q-angle, possono determinare una "lateralizzazione" della rotula, come un'ipotonicità del vasto mediale, rigidità o accorciamento delle strutture laterali dell'articolazioni ecc.. Quindi i problemi patologici della rotula sono soprattutto di natura muscolare, legati agli estensori (quadricipite) e alle porzioni tendinee che si vanno a inserire sulla rotula ma che coinvolgono anche la struttura cartilaginea.
Può succedere infatti che se il muscolo opera una trazione irregolare, la rotula, non riuscendo a scivolare liberamente nella troclea femorale, sfregherà contro il suo orlo provocando col tempo una degenerazione della cartilagine articolare che da liscia, via via diventerà rugosa provocando rumore e dolore.

Si parlerà di condropatia rotulea quando il tessuto cartilagineo attorno all'osso mostrerà segni di cedimento, e di condromalacia quando è in atto un processo degenerativo.

La donna sarà più esposta a tal rischio, data la conformità delle anche, la cui ampiezza comporta un maggior carico a livello dell'articolazione del ginocchio.
Anche un'eccessiva pronazione del piede, inoltre, può ipersollecitare la rotula, scatenando sintomatologia dolorosa.


Sclerosi Multipla ed esercizio fisico


Dal 1959 e per ben 10 anni, Jimmy Heuga gareggiò nella nazionale di sci statunitense. Nel 1964 passò alla storia assieme a Billy Kidd per aver vinto le prime 3 medaglie olimpiche statunitensi nello sci alpino maschile.

Nel 1968 Jimmy iniziò ad avvertire non identificati disturbi fisici che lo costrinsero a ritirarsi dalla nazionale e nel '70 gli fu diagnosticata la SCLEROSI MULTIPLA, una ben nota malattia neurologica a decorso cronico che colpisce la sostanza bianca del sistema nervoso centrale, caratterizzata da una perdita di mielina in diverse aree, che causa le cosidette "placche", che da una fase infiammatoria, possono assumere vere e proprie caratteristiche cicatriziali.

A quel tempo, e purtroppo a volte anche oggi, gli si raccomandò di non praticare nessuna attività fisica e di passare una vita calma e tranquilla...ma seguendo questo consiglio, le condizioni di Jimmy iniziarono a peggiorare: iniziò a sentirsi sempre più male, con meno energie e demotivato.

Dopo 6 anni, Jimmy decise di far da sè: sviluppò un programma di allenamento per la resistenza cardiovascolare e iniziò a praticare esercizi di forza e stretching, contro ogni parere medico, ovviamente stabilendo degli obiettivi realistici per il suo benessere fisico. Seguendo questo programma riacquistò salute, ovviamente nei limiti del possibile per un soggetto affetto da Sclerosi Multipla.

Inoltre creò un'organizzazione nel Colorado, dove più di 2500 persone affette da S.M. hanno seguito con successo il programma medico di Jimmy Heunga; il centro ha inoltre finanziato numerose ricerche scientifiche e donato borse di studio per corsi di laurea nell'ambito della ricerca contro la sclerosi.


Il contributo più importante del centro nell'ambito della ricerca sulla sclerosi, dimostra che UN PROGRAMMA APPROPRIATO DI ALLENAMENTO MIGLIORA LE FUNZIONI FISIOLOGICHE E PSICOLOGICHE E LA QUALITA' DELLA VITA IN GENERALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA, in netto contrasto con il pensiero medico del tempo, che imponeva una vita di restrizioni motorie.




Osteoporosi e attività fisica nell'adulto


L'osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da una ridotta massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità e della predisposizione alle fratture, soprattutto dell'anca, della colonna vertebrale e del polso.
Nella donna, soprattutto dopo la menopausa, si manifesta uno squilibrio fra riassorbimento e formazione ossea. Questo processo è determinato principalmente dalla carenza di estrogeni che hanno di per sé un'azione protettiva nei confronti del tessuto osseo. L'entità del patrimonio osseo con cui la donna arriva alla menopausa risulta essenziale per la protezione nei confronti della perdita ossea post-menopausale. Quanto maggiore è la massa ossea raggiunta in età giovanile (picco osseo), tanto più la donna risulta protetta nei confronti della perdita ossea post-menopausale.
Il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi è duplice. Innanzitutto numerosi studi hanno dimostrato il suo effetto diretto sulla densità minerale ossea: chi svolge una corretta e costante attività fisica riesce a mantenere dei valori di densità minerale ossea più elevati rispetto alle persone sedentarie. Le continue contrazioni muscolari e le sollecitazioni dei tendini sull’osso scatenano dei meccanismi di stimolo affinché si svolga un rimodellamento osseo positivo. Il tessuto osseo, che funziona da ‘banca’ di calcio per l’organismo, nel corso della vita, va incontro a un continuo rimodellamento, che risulta dall’equilibrio tra fattori di riassorbimento e fattori di ricostruzione. Mentre fino a 30 anni i fattori di ricostruzione ossea sono maggiori rispetto a quelli di riassorbimento, dopo questa età si ha un’inversione di tendenza. Ecco quindi che l’attività fisica, aumentando i valori di densità ossea, può costituire una valida arma, unitamente a una corretta alimentazione e ai farmaci, per combattere l’osteoporosi.
Esiste poi una seconda importante conseguenza positiva dell’attività fisica nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi. Il rischio di frattura osteoporotica è direttamente correlato al rischio di cadute: mantenere una buona forma fisica riduce questo rischio. La persona anziana diventa tendenzialmente sedentaria e perde di conseguenza sia la forza muscolare che la destrezza. Questi fattori aumentano il rischio di cadute e quindi di fratture. Un’attività fisica costante aumenta la reattività muscolare, mantiene efficienti i riflessi e migliora il senso dell’equilibrio, riducendo in modo sensibile i rischi.

...e la ginnastica in gravidanza??


Spesso quando inizia una gravidanza, si ritiene opportuno mettersi in stand-by nell'attesa che dopo i fatidici 9 mesi, si possa ritornare alla vita "normale"... La gravidanza, nella prevalenza dei casi, è invece una condizione assolutamente fisiologica, e per questo rappresenta un grave, eppure ancora frequente, errore quello di confondere e trattare la futura mamma come una sorta di ammalata: la gravidanza non è una patologia! Certo, non sarà il caso di fare una maratona, ma non bisogna nemmeno pensare di passare questi 9 mesi tra poltrone e letto!
L'unica indicazione da seguire, è quindi quella del "buon senso": praticare attività sportive come il Pilates, può quindi aiutare la futura mamma a gestire meglio la gravidanza! Quindi, bandite le attività che procurano un certo livello di affaticamento, possiamo felicemente dedicarci alle attività sportive che rilassano, ma allo stesso tempo vanno a coinvolgere ogni parte della nostra muscolatura, aiutandoci anche con la respirazione.

Controllo del peso corporeo, incremento del tono muscolare e della flessibilità; migliore postura; maggiore efficienza dell'apparato respiratorio e aumentato trasporto d'ossigeno per il feto; migliore funzionamento del sistema cardiocircolatorio; minori gonfiori e minori dolori alla schiena; vantaggi ormonali (come liberazione di endorfine); preparazione del perineo e prevenzione di prolassi e incontinenza; facilitato recupero post-parto; benefici psicologici ed emozionali: sono solo alcuni dei numerosi vantaggi che una corretta attività fisica svolta durante la gravidanza è in grado di produrre per la donna e il suo bambino.

Ovviamente è opportuno farsi sempre seguire da istruttori competenti, e seguire le indicazioni della propria ostetrica.